Filosofia della religione by Hughes C
autore:Hughes, C. [Hughes, C.]
La lingua: eng
Format: epub
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00
1 Questo ragionamento è di matrice epicurea, ed è affine a quello di Mackie (1955), benché in quell’articolo Mackie cerchi di dimostrare che se il male esiste, non vi è un Dio onnipotente e perfettamente buono.
2 Questo argomento assomiglia strutturalmente a un argomento del logico Frederic Fitch a favore dell’esistenza di verità inconoscibili. Fitch ragiona in questo modo: mettiamo che vi sia almeno una verità che nessuno sa – chiamiamola V. In tal caso, vi è una verità V’ che nessuno potrebbe conoscere: V’ = V e nessuno sa che V. Se qualcuno sapesse che V’, qualcuno saprebbe che V. Se qualcuno sapesse che V, nessuno sa che V, e quindi V e nessuno sa che V (cioè, V’) sarebbe falso. Se V’ fosse falso, nessuno saprebbe che V’. Quindi se qualcuno sapesse che V’, nessuno saprebbe che V’: la supposizione che qualcuno sappia che V’ si autoconfuta.
3 A scanso di equivoci: anche se l’esistenza di Dio è uno stato di cose necessario – cioè, uno stato di cose che non sarebbe potuto non verificarsi – non è uno stato di cose necessitato – cioè, uno stato di cose che ha qualche causa necessitante.
4 Devo questa osservazione a Tito Magri.
5 In questo contesto, è interessante notare che, benché molti nella teologia filosofica abbiano sostenuto che Dio, in quanto perfetto, non potrebbe mai scegliere il male, alcuni hanno sostenuto che, siccome Dio compie il bene anziché il male per scelta libera, e non per necessità, Dio potrebbe scegliere il male anziché il bene. A loro avviso, è un’imperfezione avere una volontà incline al male, ma non è un’imperfezione avere una volontà che dà a chi la possiede la possibilità di scegliere il male. A prima vista, vi è qualcosa di paradossale nel sostenere che la possibilità di scegliere il male non sia un’imperfezione, anche se la scelta effettiva del male è un’imperfezione. Ma qualcuno potrebbe sostenere che, siccome l’onnipotenza implica il potere di privarsi della propria onnipotenza, e l’onnipotenza è una perfezione, il poter essere non-onnipotente non è un’imperfezione, nonostante il fatto che il non essere onnipotente sia un’imperfezione. Analogamente, qualcuno potrebbe sostenere che, siccome lo scegliere liberamente il bene anziché il male è una perfezione, e implica il poter scegliere il male, il poter scegliere il male non è un’imperfezione, nonostante il fatto che lo scegliere il male sia un’imperfezione.
6 Qui potrebbe venirci in mente l’idea che la caduta di Adamo è una felix culpa (colpa felice), in quanto ha reso possibile l’opera salvifica del Verbo.
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